Lavoro, lavoro, lavoro. Non c’è tempo per pensare, tanto meno per scrivere. Perché si rischia di cadere, cedendo alla tentazione della auto-flagellazione. Ed è il lavoro che mi offre lui, un’immagine che ritorna, vaporosa, offuscata, impalpabile: quella della mia infanzia. Non posso passare oltre, far finta di non vederla.La lascio qui, perché so che qui restarà. Per sempre.
« Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegra. »
Camillo Sbarbaro
21 ottobre 2009 at 11:59
Eppure fermarsi, ogni tanto, è necessario per non perdere quelle immagini ma anche per non perdere noi stessi…
21 ottobre 2009 at 21:28
Ma alle volte solo perdersi sembra la soluzione…
22 ottobre 2009 at 23:09
Sono d’accordo, meglio non pensare piuttosto che autoflagellarsi.. la foto mi piace molto 🙂
24 ottobre 2009 at 12:50
Alle volte non c’è alternativa. Anche a me la foto piace molto… semplice e sublime!
30 ottobre 2009 at 09:27
splendidi versi
“Non posso passare oltre, far finta di non vederla”..
un abbraccio
2 novembre 2009 at 11:57
Grazie. Ricambio l’abbraccio 😉
7 novembre 2009 at 23:36
Questo post mi piace molto.
Ci vogliono anche i momenti in cui si dice stop a tutto,e ci si ferma a pensare.
Complimenti per la poesia. Bellissima.
9 novembre 2009 at 19:09
Complimenti a chi scrisse così belle parole capaci di restare impresse nelle menti delle bambine anche a vent’anni di distanza.
Mi fa piacere che ti sia piaciuta 🙂
27 dicembre 2009 at 18:35
Tantissimi auguri di buon Natale.
bacio
4 gennaio 2010 at 21:17
Grazie mille, anche se in ritardo. E Buon Anno 😉