In queste giornate estive, godendo della penombra pomeridiana, lascio che a tenermi compagnia sia una raccolta di racconti. Queste storie fulminee, talvolta lapidarie, condensano di solito la genialità di uno scrittore un uno spazio narrativo ridotto. E a questa del tutto personale considerazione, sembrano non sfuggire nemmeno le Memorie di un pazzo di Tolstoj.
La leggerezza di queste giornate permette di lasciare da parte il giallo del momento o altre vaporose avventure ala moda per perdermi nelle riflessioni, nei racconti, nelle atmosfere fumose e opache di questi quattro racconti: “Memorie di un pazzo”, “Aliòscia Brocca”, “Come il marito uccise la moglie” e “Ricordi”.
C’è spazio per la meditazione sul senso della vita, il valore dell’esistenza di fronte all’arrivo ineluttabile della morte, sul relativismo di concetti quali male e bene, sino alla rievocazione quasi psicanalitica dei primissimi ricordi dello scrittore. Il tutto narrato e vissuto da personaggi capaci di andare oltre l’apparenza e le aspettative del lettore.
E allora stupisce vedere come, per un ricco possidente nella Russia di fine Ottocento, i beni materiali perdano repentinamente il loro valore offuscati dalla semplice e banale constatazione sulla democraticità della morte. Così come non può che lasciare sconcertati il modernissimo racconto “Come il marito uccise la moglie” dove i quattro protagonisti, compagni di viaggio, espongono le loro personali riflessioni sull’amore, sul rapporto di coppia, e sulla libertà, impossibile per alcuni e innegabile per altri, rispetto alla persona amata. A concludere il volume, il racconto autobiografico “Ricordi” dove lo scrittore tenta di ricostruire ricordi, per l’appunto, sensazioni e impressioni dei suoi primissimi anni di vita.
A volume ultimato, al lettore non resterà che prendere posizione, interrogare il suo pensiero circa libertà, bene e male, vita e morte, per lasciarsi cullare, in unltima istanza, dai propri personali ricordi.
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Edizioni disponibili:
• Lev Tolstoj, Memorie di un pazzo, SE, 12,50 €.
by kokeicha
26 giugno 2010 at 15:20
che descrizione persuasiva! Mi hai fatto venir voglia di leggere i racconti di cui parli….avessi solo il tempo….a malapena trovo il tempo per dormire…:(
28 giugno 2010 at 10:28
Il libro è davvero sottile… un formato slim, diciamo! 😉
29 giugno 2010 at 07:49
infatti, concordo con Tara@
mi hai incuriosita molto, anche se mi sono “imbarcata” nella lettura delle Ricerche del tempo perduto, ma bisogna ogni tanto fermarsi per respirare altro, la complessità dell’opera lo richiede
30 giugno 2010 at 12:37
Caspita… La Recherche… impegnativa! Magari per distrarti un po’, sempre con non troppa leggerezza, ma con un pizzico di concisione in più, potresti leggerti i racconti di Tolstoj. È un’opzione… 😉
1 luglio 2010 at 12:12
Io ti sto leggendo, ma sei uno di quei personaggi che a meta’ ti sembra di conoscere benissimo, e poi scopri pian piano che è tutto fuorchè prevedibile, mi dispiace pero’ non riesco a saltare le pagine, ci sono delle situazioni in cui ti sei mossa davvero bene, ed altre che mi chiedo il perchè delle decisioni che hai preso…ma si sa è un libro…
1 luglio 2010 at 14:05
Carissimo lettore, la ringrazio per questo suo messaggio che ispira in me un’acuta curiosità. Io sono un modesto personaggio e non mi è dato di immaginare come voi lettori mi percepiate, ché nemmeno immaginavo di averne. Ma non vado oltre, ché presuntuoso sarebbe da parte mia pretendere di intrattenere con voi conversazioni lunghe ed esplicative.
Sa mica com’è andato a finire, il libro? Scusi l’impertinenza, mi scusi davvero, e faccia come non le abbia chiesto nulla… in fondo, come dice lei, è – solo – un libro! 😉
1 luglio 2010 at 14:19
Io i libri che mi piacciono non li finisco mai… ho la fobia dell’ultimo boccone…come quando mi faccio due pancarre con dentro un kiloemezzo di nutella, lo mangio attorno e poi ..e poi rimarrei a guardare quel boccone al centro tutto nutelloso..ma in quel caso poi lo devo mangiare o mi finisce tutta la nutella sul tappeto..non mi sembra il caso di farti finire sul tappeto 🙂
1 luglio 2010 at 14:57
Beh, diciamo che non sarebbe galante farmi finire sul tappeto, no? 😀