Ho letto un libro, questo fine settimana, preso in prestito dalla Biblioteca comunale di fianco a casa. L’ho preso con l’idea di iniziare a colmare una lacuna, perché io, come lettrice, anche se piuttosto vorace, mi rendo conto di non avere per nulla familiarità con la letteratura americana. E così scelgo un autore che ultimamente mi è capitato di sentir nominare più volte, Raymon Carver, e scelgo una delle sue raccolte di racconti, genere che adoro, dal titolo provocante: Vuoi star zitta per favore. E mi sembra già di percepire già dentro questo titolo il perché della mia lontananza da questa generazione di scrittori. E invece Carver si rivela una strana scoperta, fatta di colpi di scena e di cose che non mi aspetto.
Vuoi star zitta per favore mette insieme una serie di racconti brevi, talvolta brevissimi, nei quali lo scrittore si diverte a dipingere l’America in tutte le sue svariate ipocrisie quotidiane. Disegna incomprensioni, rotture, menzogne, senza caricare questi racconti di teatralità. Non si tratta dei grandi drammi esistenziali, che Carver ci racconta. Ma di tutte quelle piccole bugie, finzioni, falsità che l’uomo continua a ripetere, giorno dopo giorno, mettendo in scena la fondamentale e irrisolvibile incomprensione tra esseri umani. Perché dietro la maschera, si tenta di nascondere non solo noi stessi, ma persino quelle che sono le radici del nostro rapporto con gli altri.
I racconti di Carver sono fatti per spiazzare quel lettore che sia abituato a trovare nella conclusione una morale, una catarsi, un dipanarsi della situazione narrata. Perché ogni conclusione dovrebbe portarci a capire, spiegarci, farci intravedere… Lo scrittore americano, invece, si diverte a fotografare una situazione, senza perdere tempo in spiegazioni inutili e superflue, senza volerci per forza trasmettere un messaggio. Trasforma la sua scrittura in fotografia, e questi racconti sembrano più che altri una collezione di vechie polaroid ingiallite. Click, click, un scatto dopo l’altro Raymond Carver fotografa l’America, e fissandola in questo modo sulla carta, permette al dettaglio di rivelarci le piccole crepe che costellano i rapporti tra gli uomini e donne, genitori e figli, vicini di casa, etc. Inizia così il carosello di risse tra genitori, confessioni di tradimenti, conversazioni telefoniche tra sconosciuti, dimostrazioni di rapprensentanti di aspirapolvere, pettegolezzi da postino, visite di benvenuto, e ancora tanti altri piccoli e minuziosi quadretti di quell’America che conosciamo per averla, qualche decennio fa, trasformata in un sogno più o meno raggiungibile. Carver si allontana decisamente dall’America del sogno, per farci intravedere un universo di periferia, popolato da tante crepe e altrettante ombre. Ricorda per certi versi i quadri del pittore americano Edward Hopper: entrambi hanno dipinto esseri umani intenti in azioni della vita quotidiana apparentemente banali, eppure intrisi di una profonda solitudine.
A lettura ultimata capisco perché queste siano letture un po’ più “maschili” se mi passate questa generalizzazione. Manca tutta quell’introspezione che piace tanto all’universo femminile. Qualcuno, a leggere questi racconti che risalgono nella loro versione originale al 1976, potrebbe annoiarsi, incapace di cogliere il valore di una narrazione che non tenta di spiegare, di insegnare, di edificare. La realtà, in quella prima metà degli anni ’70, negli Stati Uniti, almeno quella vista con gli occhi di Raymond Carver, era così. Punto e basta.
Una lettura consigliabile a chi vuole tuffarsi in un mondo diverso e sconosciuto senza per forza voler vivere tutta l’avventura nei panni del protagonista. I racconti di Carver sono più adatti a un lettore-spia, quello che sbircia di nascosto dalla serratura dell’armadio dove è nascosto per vedere cosa succede altrove. Per la lettrice che sono, Raymond Carver è di sicuro un’ottima scoperta.
©kokeicha
Edizioni disponibili:
Raymond Carver, Vuoi star zitta per favore, Einaudi, 2009, 17€.
Raymond Carver, Vuoi star zitta per favore, Minimum fax, 2005, 13€.
13 giugno 2011 at 21:06
Nemmeno io ho letto qualcosa di Carver anche se mi capita spesso di imbattermi nel suo nome. La letteratura americana non mi ha mai attirata particolarmente e non per caso è “emarginata” nella mia libreria, rispetto alla letteratura europea con l’accento su quella dell’Est. Ma come dici tu, per colmare alcune lacune, qualche settimana fa avevo deciso di dare un’occhiata cominciando con DeLillo.
Penso che non andrò oltre in questa esperienza nonostante tutta la bravura di DeLillo: semplicemente, il mondo americano mi fa sbadigliare.
14 giugno 2011 at 07:25
Ad ognuno le sue letture, cara Selene. Io ho iniziato quest’avventura con molta curiosità perché come te sono gra divoratrice di letteratura europea, mitteleuropea, leggo qualcosa di letteratura araba e giapponese, ma americana credo proprio di non aver letto quasi nulla, o nulla di importante finora. Ma credo anche che continuerò, voglio vedere cos’altro c’è. Magari poi ve lo racconto…. 😉
15 giugno 2011 at 00:12
La lettura americana che non sia di fiction sembra piuttosto spoglia in apparenza, dietro c’è un iter letterario in gran parte indirizzato sempre più verso una sintetizzazione ridotta all’osso. Di Carver posso dire di aver letto solo, e non tutto, il saggio “Il mestiere di scrivere”. Anche per me però gran parte del territorio narrativo americano è sconosciuto, sarà il caso che cominci a rimediare pure io. 😉
15 giugno 2011 at 07:52
Esatto! E quando uno non ha dimestichezza con questa letteratura al primo approccio rimane a dir poco sconvolto. Ha l’impressione che manchi tutto ciò che fa di un testo, un testo letterario… e invece pian piano, ci si rende conto che ci sono altri elementi che danno valore a questo tipo di letteratura. Devo ammettere, che dopo la sorpresa iniziale, mi sono divertita a leggerli, i racconti di Carver. Anche se il passare velocemente da una storia breve a un’altra storia breve senza non lascia comunque il tempo di assaporarne la lettura. Continuo a essere dell’idea che racconti di questo genere vadano “gustati” come un quadro o una foto: osservati nei loro dettagli, nell’inclinazione delle luci, nella composizione del soggetto…
Adesso sto leggendo un canadese 😉 appena finisco vi parlo anche di lui. 😀
15 giugno 2011 at 23:59
Benissimo, non vedo l’ora di una nuova interessantissima recensione. 😉
16 giugno 2011 at 08:14
Mi ci vorranno secoli… più che per finirlo per scriverla… no dai, mi impegno e cerca di farla in tempi accettabili. Lo giuro! 😉
18 giugno 2011 at 00:13
No problem… fai con calma, tanto attualmente sto rileggendo “E l’asina vide l’angelo” e solo dopo potrò prendere in considerazione qualsiasi altra lettura. 😉
20 giugno 2011 at 21:41
Coi miei tempi, avrai modo di finirlo e iniziarne un altro… 😀
20 giugno 2011 at 21:54
Questa sembra una sfida bella e buona… per uno che non legge più di 10 pagine al giorno potresti anche fare in tempo a dare anche i consigli per gli acquisti di Natale prima che lo finisca. 😆
E considera che è pure una ri-lettura… su su, non fare la pigra 😛 e tira fuori qualche buon coniglio dal cilindro magico per l’estate. Una fresca lettura!
21 giugno 2011 at 08:00
Mmmm, che sfida! Adesso vedo di trovare qualcosa di adatto per l’estate, ma se la trovo, allora dovrai leggerla anche tu 😀
21 giugno 2011 at 23:46
Ok, ma accetto solo a condizione che venga letto in contemporanea. Dico, mica ti vorrai prendere il vantaggio di finirlo prima eh… che ne dici? 😀
24 giugno 2011 at 22:09
Ci sto! Ma bisogna scegliere… mmm… vediamo se riusciamo a trovare un accordo… domani è sabato e sulla Repubblica parlano di libri, vediamo se troviamo un’idea simpatica e frizzante per l’estate, che dici? l’importante è che non sia un mattone 😀
25 giugno 2011 at 03:08
Dico che siamo d’accordo! 😉
27 giugno 2011 at 21:16
Hai trovato qualcosa? Io niente che mi ispirasse… 😀
27 giugno 2011 at 22:00
Eh no, nemmeno io… o quanto meno nulla che m’ispirasse qualcosa per l’estate. 🙂
28 giugno 2011 at 19:47
aspettiamo al varco i consigli del numero del prossimo sabato… che dici? 😉 qualcosa troveremo!!!
28 giugno 2011 at 21:30
Ehm, io ‘vere mandato te un paio di mail con proposte (letterarie, non oscene) da valutare… tu legge po’ fa sapere me, eh?!
Sennò ci affidiamo a Repubblica ma secondo me sono troppo “seriosi” come consigli per una lettura estiva. 🙂
5 luglio 2011 at 20:17
Quelli proposti da Repubblica ultimamente sono troppo PALLOSI 😀 cercheremo in altro modo… 😉
19 giugno 2011 at 20:42
Se non fosse per il mio odio per i racconti ci farei un pensierino… 😉
20 giugno 2011 at 21:39
Allora ti sconsiglio vivamente di leggerli. Questi ti darebbero a noia! Meglio soprassedere…
26 giugno 2011 at 17:52
Adoro Carver, ho la sua raccolta di racconti e trovo il modo in cui scriveva “pulito”, sì, credo sia il termine più adatto per descrivere lo scorrere delle sue parole 🙂
27 giugno 2011 at 21:15
Sì, pulito, semplice, quasi una letteratura povera, dove per povera intendo una letteratura capace di usare pochi espedienti letterari, presentandosi quasi in modo scarno, perché già la realtà che descrive è densa di significato. 😉
18 agosto 2011 at 11:01
Si rischia però di cadere in un tranello, che poi ci fa perdere delle esperienze di lettura che possono essere a volte deludenti, ma a volte anche entusiasmanti: parlare genericamente di “letteratura americana” è come parlare generalizzando di “cucina italiana” 🙂 ma noi sappiamo che a Napoli non si cucina come e ciò che si cucina a Torino. Traslando l’esempio in letteratura, pensando alla nostra: Svevo non è Fenoglio, come Calvino non è D’Annunzio.
Lo stesso per gli States: Bellow non è Carver, Fitzgerald non è Capote, e Steinbeck non è Salinger, e avanti così… vglio dire che c’è un mondo vasto, un universo letterario ricco e vario, non un modo univoco di scrivere che accomuna tutti gli autori statunitensi.
Insomma tutto questo per dirti di non fermarti, di proseguire, se ti va! con la lettura e scoprire, perché c’è tanto da scoprire. Troverai qualcosa che ti piacerà, altre cose che ti annoieranno, ma non è così sempre, indipendentemente dall’area geografica? 🙂
17 settembre 2011 at 20:03
Io lessi di Carver l’edizione con il Appendice la versione PRE-editing… e devo dire che molto del genio di Carver mi sembrò essere nel suo editor Lish!
Comunque Kokeikucha… ma tu sei su Anobii????