Ho deciso: non ho voglia di lavorare! È sabato anche per me. Sono stata a crogiolarmi al sole, ho ascoltato la musica, quella che piace a me, quella che mi fa venire i brividi, e che ricorda tante cose, e subito mi viene voglia di prendere le scarpe da corsa per andare a fare i miei dieci chilometri di jogging a perdifiato lungo quel mare a cui appartengo.
In circolazione, oggi, non c’è nessuno. Non posso restare a casa. Oggi non si può. Ci sono giorni che non riesci. E allora anche questo è deciso: mi faccio una doccia, mi vesto, mi trucco, vogio sembrare diversa, almeno fuori. Metto i tacchi, stasera. Il rossetto, quello rosso marilyn. Due gocce di Chanel.
E mi lascio dietro una delle canzoni di questo pomeriggio.
Potrei stare così per ore, senza sentire il bisogno di null’altro. Seduta a due passi dal mare, i piedi scalzi, il viso al sole, resto immobile e ascolto. I pensieri non si fermano, volano via… Vorrei stare così, affacciata sull’infinito, sino alla fine dei tempi. Mi sento come fossi in un NON-LUOGO: non esistono dolori, solo pace. E mi torna in mente il titolo bellissimo di un libro banalissimo: Vorrei che da qualche parte ci fosse qualcuno ad aspettarmi di Anna Gavalda e un pensiero arriva improvviso a pungermi un po’, lapidario e incisivo; e parafrasando quel titolo penso: «Vorrei che qualcuno intravedesse guardandomi la possibilità di un amore.» Smancerie di questi tempi!
E mi torna in mente una canzone, le sue parole, e penso che la cantante doveva trovarsi in una situazione come la mia quando l’ha scritta. Pensiero banale…
Approfittando della compagnia di un’amica speciale, in trasferta per un paio di giorni in un capoluogo del sud Italia, vado al cinema a vedere Mine Vaganti, di Ferzan Ozpetek. Tra il trasloco e il resto non ho nemmeno visto i trailer in tv ma con Ozpetek abbiamo una lunga storia d’amore iniziata alla fine degli anni ’90. Vado sicura del risultato e uscita dal cinema d’essai che lo propone sento che la promessa è stata mantenuta.
Con Mine vaganti, Ozpeteck, esce fuori dal particolare per tornare al generale. E se con la maggior parte dei suoi film aveva voluto dipingere uno spaccato della società italiana ben preciso, stavolta il regista ci racconta una storia comune, di una famiglia qualsiasi, alle prese con il più complicato rompicapo di tutti i tempi: le trame dei rapporti umani.
Tutto inizia con il ritorno a casa di Tommaso, il figlio minore (Scamarcio), rientrato da Roma con l’intento di comunicare alla famiglia la sua omossessualità con la speranza di ottenere quella libertà che le bugie gli avevano impedito di avere. Una cena di famiglia sarà l’occasione per annunciare la verità ma il fratello maggiore Antonio (Preziosi), al quale ha già raccontato tutto, lo anticipa, facendo davanti a tutti il suo coming out. Tra il disagio generale, il furore di Tommaso e la rabbia del padre che sarà vittima di un lieve infarto, Antonio viene mandato via di casa, e su Tommaso riposeranno tutte le speranze sul futuro della dinastia familiare.
A Tommaso toccherà prendere in mano il pastificio di famiglia, sostituendosi per la prima volta al fratello, lavorando fianco a fianco con la socia Alba (Grimaudo) tanto bella quanto bizarra con la quale si creerà un’ambigua complicità. A complicare utleriormente la situazione, ci sarà l’arrivo del compagno e degli amici romani di Tommaso. La combricola di ragazzotti metterà un po’ di movimento nella placida vita familiare.
Con questo film Ozpetek riesce a dipingere, con grande ironia, i meccanismi complessi e talvolta contorti dei rapporti familiari, fatti di immancabili scontri-incontri. Uno strepitoso risultato, con una storia dalle dinamiche sorprendenti ed esilaranti che non lasciano tregua agli spettatori scossi da un’interminabile risata. Tra gli attori un credibilissimo Riccardo Scamarcio, una borghese e tenera Lunetta Savino, una commovente Nicole Grimaudo e una strepitosa Elena Sofia Ricci nei panni della zia zietella.
Una fotografia perfetta in ogni dettaglio, con la luce calda del Salento, un’ambientazione suggestiva e inquadrature indimenticabili. La colonna sonora composta da Pasquale Catalano, comprende due grandi successi di Patty Pravo e la bellissima 50mila di Nina Zilli.
Mine vaganti è poesia allo stato puro, come solo i grandi artisti sanno fare.
Da vedere. E rivedere.
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E qui il video di 50mila nel duetto di Nina Zilli con Giuliamo Palma
Ai cantori delle false verità ricordo che la loro voce non basta a rendere reale l’immaginario, perché, come tanti italiani, io sono un cervello pensante.
La realtà non è aleatoria.
Kokeicha
Kokeicha è prima di tutto italiana. Amante del tè, da cui deriva il nome del suo avatar, vive un po' di qua e un po' di là. Ama viaggiare, ama scrivere (da cui l'esigenza di un blog), fotografare, sperimentare nuove ricette. Ama la gente, e si diverte a leggere negli occhi delle persone le storie che si portano dentro.
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